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La paura di essere felici esiste, ed ha un nome

Quante volte leggiamo aforismi sull'importanza di essere felici?

Io stessa nel mio lavoro cerco di aiutare più possibile le persone a raggiungere uno stato di serenità, eppure in alcune situazioni, mi sono ritrovata ad incontrare dei blocchi rispetto a questo.

Mi sono quindi domandata "ma come è possibile che ad un passo da uno stato di serenità ad un certo punto ci si blocchi o accade qualcosa che sabota questa possibilità?" Poi mi sono imbattuta in questa paura che ha addirittura un suo specifico nome... cherofobia.

Oggi te ne voglio parlare.




COS'E' LA CHEROFOBIA E COME SI MANIFESTA

Si tratta di un vissuto di ansia latente, percepito in assenza di problemi specifici ed evidenti in diversi campi della vita.

Magari hai raggiunto ciò che hai da sempre desiderato ma ad un certo punto inizi ad avere dei dubbi, delle paure e delle ansie che oggettivamente non hanno un senso logico di essere.

In quel momento ecco che la cherofobia si manifesta come stato di agitazione e di frustrazione rispetto ad un momento che dovrebbe essere oggettivamente piacevole.

Non essendo ancora un disturbo presente nelle enciclopedie mediche, non esiste neanche una sintomatologia che accomuna tutti, Tuttavia, la maggior parte dei terapeuti tende a considerare i seguenti atteggiamenti come tipici della maggioranza delle persone che ne soffrono :

  • Chiudere i rapporti con persone a cui si è legati emotivamente, l'idea di avere un rapporto profondo con qualcuno con cui creare un legame in fondo spaventa;

  • Rifiutare lavori prestigiosi che potrebbero potenzialmente cambiare la propria condizione economica, potrebbe creare uno stress interno all'idea di dover poi essere prestante;

  • Attacchi d’ansia nel corso di eventi sociali considerati piacevoli, probabilmente legato al peso delle aspettative degli altri;

  • blocco nel mostrare emozioni perchè potrebbe creare una condivisione a cui non si è pronti e abituati.


PERCHE' SE NE PUO' SOFFRIRE

Dietro questa paura ci sono diverse ipotesi che provo a riassumere nei seguenti punti per poterci riflettere un pò insieme:

  • Può essere legato all'idea che tutto ciò che è stato costruito e raggiunto possa finire. Questo accade soprattutto nel momento in cui i traguardi raggiunti hanno richiesto un investimento di energie importante. E' una sorta di recupero post stress che mette la mente in movimento e attiva una sorta di meccanismo persecutorio verso qualche evento/persona che possa distruggere ciò che si è costruito. Tendenzialmentepsi manifesta come uno stato temporaneo ma se perdura, vale la pena confrontarsi con un professionista per aiutarti a sbloccare certi meccanismi.

  • Ora che ho raggiunto questo obiettivo non posso fallire (mollare): questo è un meccanismo molto faticoso da gestire, soprattutto se si soffre di una tendenza al perfezionismo. L'idea di fondo nasce da una spinta all'essere perfetto importante, che non permette così di vivere dei momenti di difficoltà (come a tutti capita nella vita) e che alimenta ansia e stress, anche in questo caso, non permettendo di godere del traguardo raggiunto. E' proprio quando hai raggiunto un obiettivo importante che ne puoi godere, riconosci il tuo impegno, valorizzalo e riconoscitelo, anche questo è un training verso il benessere e l'equilibrio interno.


L'INFANZIA COME BASE DELLA CHEROFOBIA

E' stato riscontrato che la cherofobia si manifesta in persone controllanti verso le proprie emozioni e come sai, anche la gioia è un'emozione. Avendo quindi attivo questo controllo automatico, la mente attiva una difesa verso la felicità reputata come difficile da gestire e da sentire, alimentando automaticamente un livello di allerta alto.

Messaggi mandati dalle figure di riferimento come "non puoi gioire perchè alcune persone soffrono da qualche parte nel mondo" (sulla stessa onda del "non avanzare niente nel piatto che i bambini in Africa muoiono di fame"), "non ridere forte che disturbi", "non fare lo sciocco" (magari mentre ti stavi divertendo con gli amici), alimentano il senso di colpa e di inadeguatezza verso questo stato d'animo.

Questo imprinting disabitua quindi il cervello da un punto di vista biologico e lo educa a non reagire nel momento in cui si prova benessere o felicità.


E' importante sottolineare il fatto che le persone che soffrono di cherofobia non sono persone sempre tristi o che disdegnano la risata, ma sono persone che vivono uno stato interno profondo di conflitto tra ciò che desiderano e ciò che sentono di non meritare o doversi sudare.

In alcune situazioni si alimenta anche un meccanismo di evitamento delle situazioni sociali e relazionali, per timore che ci possa essere un legame troppo forte che possa poi portare ad uno stato di delusione.


SI PUO' SUPERARE LA PAURA DELLA FELICITA'?

Certo che si, è importante innanzitutto prendere consapevolezza del fatto che si ha questo tipo di conflitto, il desiderio di vivere a pieno le situazioni ma una paura profonda nel farlo.

E' possibile allenarsi anche all'idea che si possano svolgere delle azioni per il puro gusto di farlo e senza il dover raggiungere uno scopo ben preciso (meccanismo faticoso nel perfezionismo).

Agire emozioni fine a sé stesse aiuta a vivere il momento presente per godere delle cose belle senza paura.

E' importante inoltre scegliere con cura le persone da frequentare. Le relazioni tossiche e faticose possono alimentare il disagio relazionale e la possibilità di goderne.

Infine, definire ciò che senti ed esprimerlo ad alta voce ti aiuta a dar forma alla tua emotività senza esserne travolto dal dubbio e dalla paura.


Esistono molti pregiudizi nel mondo emotivo eppure, sono tutto ciò che ci rappresentano e definiscono di più.

Se ti va ti invito ad entrare nel nuovo viaggio del mio nuovo podcast per imparare a conoscerle e a capire come funzionano.


Ricorda che questi sono stimoli e spunti per fare qualcosa di diverso ma alla base di certi meccanismi, ci sono processi profondi e radicati che vanno ri-educati a sentire e a sperimentarsi, per cui se il tuo malessere dovesse persistere e hai bisogno di aiuto, ti invito a chiedere supporto ad uno psicoterapeuta che ti possa aiutare ad interrompere questi meccanismi.


Dott.ssa Anna Antinoro

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