La cecità temporale: mi sembra di perdere tempo.
- Dott.ssa Antinoro Anna

- 7 nov
- Tempo di lettura: 5 min
Ti è mai capitato di vivere una giornata senza renderti conto del tempo che passa e magari di non essere nemmeno riuscito a raggiungere tutti gli obiettivi che ti eri prefissato?
Ti è mai successo di non vedere un'amica a distanza di mesi e di non renderti conto che sia passato tutto quel tempo?
Questo fenomeno ha un nome e ha una connotazione sia psichica che sociale. Nell'articolo di oggi ti voglio parlare di questo.

LA CECITA' TEMPORALE
Quando si fa fatica a gestire il tempo sulla base degli impegni, dei desideri o degli appuntamenti, è possibile che ci sia una dis-percezione del tempo che porta a non riuscire a gestire tutto quello che dobbiamo/vogliamo fare e questo fenomeno prende il nome di "cecità temporale".
Questo concetto esprime la difficoltà che si ha nel seguire lo scorrere naturale del tempo, creando una discontinuità tra ciò che è passato e hai fatto, ciò che puoi fare oggi nel presente e la progettualità futura (Weissenberger et al., 2021).
E' come se non ci fosse sincronia tra ciò che devi fare e ciò che vuoi/hai bisogno di fare, creando un bug nello stabilire delle priorità.
Questa fatica nella gestione o nella velocità dello scorrere del tempo, viene percepita per lo più nelle soglie d'età come i 30, 40 o 50 anni in cui si è soliti fare dei bilanci, iniziando una serie di check list immaginate o reali in cui si fa un recap di quello che è stato vissuto.
Di solito questo bilancio mette in evidenza più sensazioni spiacevoli che piacevoli (nonostante si possano essere fatte comunque molte cose positive) perchè fisiologicamente la mente va a mettere in evidenza per lo più le cose negative per sopravvivenza.
In questa cecità temporale può esistere anche la percezione di non sentirti della tua età biologica, come se ci fosse una parte di te che si è fermata in un tempo passato e che magari ha rappresentato per te un momento piacevole oppure profondamente doloroso.
La mente "ferma" momenti che sono stati emotivamente impattanti, nel bene o nel male.
Se ti facessi la domanda : qual è un ricordo che hai di te adolescente?
Qualsiasi sia la risposta, è altamente probabile che il tuo ricordo abbia una connotazione emotiva molto forte.
Chi vive questa dis-percezione temporale può essere una personalità che si fa travolgere da ciò che accade intorno e di conseguenza, ha la sensazione che la vita sfugga di mano.
Le persone "veloci" sono di solito poco in contatto con sé stesse e con le loro priorità e per questo motivo, hanno una percezione del tempo fugace.
Ad essere veloce è anche la società, che alimenta una percezione del tempo che deve essere vissuta e riempita in modo da poter essere produttivi ed efficaci.
Questo dover fare per dover essere, alimenta la cecità temporale portandoti ad un certo punto della vita a chiederti "ma cosa ho fatto per me fino adesso?" alimentando un senso di rammarico e di debito con la vita che poi può venir riscattato in un tempo diverso.
IL TIME BLINDNESS OGGI
A tutti può capitare di perdere la cognizione del tempo, come quando siamo molto attratti da qualcosa e il tempo ci sfugge. Da bambino ti sarà probabilmente capitato di farti coinvolgere ore nei giochi fino a quando uno dei tuoi genitori ti "risvegliava" per andare a mangiare.
Questo fenomeno oggi come oggi è agito nello scrolling del telefono che porta a creare dei loop mentali che possono durare ore e che, se persistenti e quotidiani, interferiscono in modo importante con lo sviluppo e la progettualità della vita.
In passato questo tipo di cecità la vivevano soprattutto persone con neurodivergenze come il deficit di attenzione e iperattività (ADHD) in cui la gestione del tempo ha un ruolo cruciale.
In persone con questo funzionamento si lavora infatti per strutturare obiettivi vicini nel tempo. In una scadenza breve infatti il livello di concentrazione è elevato e di conseguenza, anche il livello di strutturazione del tempo. Obiettivi lontani diventano complessi nell'organizzazione poiché, per chi ha l'ADHD, è complesso definire la quantità e la qualità dell'impegno da investire su quel tipo di compito ed esperienza. Un pensiero tipico di chi vive questo è "Nonostante io sappia che poi mi stresso, non riesco a fare a meno di ridurmi sempre all'ultimo".
Le conseguenze su questo tipo di meccanismo sono ovviamente importanti da un punto di vista dell'ansia e dell'autostima.
Il problema oggi è che al di là della neurodivergenza, questa sensazione del tempo "perso", lo vivono anche persone che non hanno neurodivergenze, in quanto il nostro cervello si sta abituando ad essere costantemente iperstimolato da input esterni (tra notifiche, reel, email).
Ci stiamo allenando a disconnetterci spesso alimentando una frammentazione dell'attenzione.
SI CI PUO' EDUCARE AL TEMPO
Lavorare sul tempo e sulla sua percezione è possibile, ma ci va pazienza e impegno.
La sensazione della fugacità del tempo rimarrà a prescindere dall'educazione al tempo ma, se impari a gestirlo e sfruttarlo al meglio, imparerai anche a sentirti più efficace limitando il rischio di sabotaggio di te e dei tuoi obiettivi.
Ecco alcune cose che puoi fare per allenarti a questo:
Chiediti qual è il tuo rapporto con il tempo. Ti sembra che scorra veloce? Ti sembra che non passi mai ? Senti che fai fatica a dare struttura? Prendere consapevolezza del tuo rapporto con il tempo definisce già un punto importante di partenza.
Come influisce questo rapporto con il tempo sull'idea di te? Ti definisci una persona incostante? che si riduce all'ultimo? che alla fine ce la fa sempre ma con fatica?
Qual era il tuo rapporto con lo studio e con i compiti nel pomeriggio di ritorno da scuola? Ripensare agli anni di studio può essere utile per riconoscere la percezione del tempo che già vivevi là e allora e, non parlo solo a livello di gestione dei compiti, ma anche dei tuoi pomeriggi tornato da scuola. Era un tempo che pativi? perdevi? sentivi compresso?
Chiediti qual è la tua priorità oggi. Imparare a stabilire delle priorità ti da la direzione.
Qual è una cosa che posso fare di diverso da oggi per avvicinarmi di un passo verso quella che è la mia priorità? Inizia dal primo passo in modo realistico e definito. Questo step è fondamentale per iniziare a fare qualcosa di diverso e toglierti da dove sei.
Il tuo rapporto con il tempo ha una storia, un vissuto e un idea/ideale.
Nel circolo vizioso del performare e dell'iper-connessione digitale rischi di essere come un criceto sulla ruota che gira, cerca di spostarsi e poi non si trova da nessuna parte.
Fermati, guardati intorno, chiediti in che direzione vuoi andare e fai il primo passo.
Non devi riuscirci tutti i giorni ma puoi darti altre opzioni per spostarti da dove sei.
Il tempo è una risorsa limitata, scorre e passa velocemente, guardalo e vivilo più che puoi per farne ciò di cui hai bisogno.
Dott.ssa Anna Antinoro




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