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4 pensieri che alimentano il rimuginio dei genitori e il loro antidoto.

Quando incontro i genitori spesso mi raccontano di sentirsi inadeguati, rispetto ad uno standard imposto dall'esterno o da sè stessi, che li porta a vivere con maggior pesantezza la vita da genitore.


Voglio quindi condividere con te 4 forme di pensiero negativo che rischiano di trascinarti nel baratro del rimuginio, fomentando frustrazione, fatica e rabbia.


Ricorda che la qualità della giornata è anche frutto della qualità del pensiero.

1. NON VOGLIO CHE MIO FIGLIO SIA COME ME

Questo è un pensiero svalutante verso sè stessi. Pensarla così ti mette già in una condizione di inadeguatezza, come se tu avessi qualcosa che non va e che tuo figlio non deve assolutamente prendere. Il paradosso però lo si conosce, più si pensa ad una cosa, più essa prende forma. Tuo figlio ha bisogno di imparare da te, sei il suo riferimento. Ricordati che ci sarà sicuramente qualcosa di buono che potrai insegnargli e più che focalizzarti su ciò che NON DEVI passargli, puoi focalizzarti sulla consapevolezza che sei importante per lui e che non ha bisogno che tu sia perfetta/o ma, te stesso/a.

ANTIDOTO: "Farò del mio meglio per crescere mio figlio, sceglierà poi lui chi essere". Insomma, cosa prenderà da te o dal tuo partner, lo valuterà lui/lei in base a ciò che sarà più utile alla sua sopravvivenza. Dai fiducia alla sua capacità di scelta e accompagnalo/a nel suo percorso di crescita come puoi e vuoi.


2. VEDO CHE GLI ALTRI GENITORI NON SONO COSÌ

Dove? Al parco? 10 minuti nel cambio armadietti? In gelateria? ricordati che quello che vedi non è la realtà ma, una finestra di realtà. Ciò che si vede a livello sociale attiva vissuti di confronto con sè STESSI, alimentando la tendenza al paragone con altri e al sentirsi meno. Un pò come quando a tuo figlio compri il gioco che voleva e poi uscendo dal giocattolaio vede un bambino con un gioco in mano che considera "più bello". Risultato? Senso di inadeguatezza rispetto al proprio modo di essere e ciò che si ha. Bhe, voglio dirti una cosa: non è tutto oro quello che luccica.

ANTIDOTO: "Quello che ho visto mi piace. Sembra che fare così funzioni. Proverò anche io con mio figlio". Insomma, trasforma in stimolo ciò che vedi, non in confronto.


3. DOVREI ESSERE FELICE, NON MI MANCA NULLA, INVECE MI SENTO STANCA/O

Partiamo dal presupposto che essere sempre felici è impossibile, se poi ci aggiungi anche la sgridata perchè sei stanco/a, non ne esci davvero più.

Se sei stanco/a trova cosa ti consuma energia e comincia a limitare quella fonte. Non sempre si può ma da qualche parte bisogna iniziare. Essere stanca/o e lamentare del fatto che lo sei, non risolverà il tuo problema anzi, rischierà di fomentare lo stato di frustrazione. La stanchezza è un segnale di consumo, un pò come quando in macchina si accende la spia rossa del carburante che sta finendo. Non fartene una colpa, accoglila e come puoi, prenditene cura.

ANTIDOTO: "Posso essere stanco/a, sono umano/a". Accettare il limite e la stanchezza, permettono di entrare in contatto con il limite e riconoscere quando è il momento di prendersene cura.


4. NON SONO IN GRADO DI...

Pensa a tutte le volte che hai pensato di non essere in grado di qualcosa. Come stavi dopo? Quali erano gli stati d'animo? La settimana scorsa nel mio post di Instagram ti ho suggerito come sostituire questo tipo di pensiero.

Non si può controllare tutto, non puoi evitare che tuo figlio/a viva esperienze di frutrazione , non puoi fare tutto perfetto perché, la perfezione non esiste.

ANTIDOTO: "Imparerò", perchè questa è una delle consapevolezze più importanti. Dai a te stesso/a la possibilità di imparare, sgridarti per non saperlo fare alimenterà solo la paura di non essere abbastanza.


Dott.ssa Anna Antinoro




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