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L'amore smarrito: l’annullamento di sé nella relazione

Le relazioni stanno cambiando e in una società sempre più focalizzata sul soddisfacimento dei propri bisogni il confine tra aver bisogno e voglia dell'altro e la paura di diventarne dipendente o che diventi una relazione tossica portando quindi ad a volerla evitare è sottile.

In ambito relazionale, uno degli equilibri più delicati è quello tra il dare e il ricevere. Affetto, rispetto, ascolto, presenza: sono i fili invisibili che tengono insieme una relazione sana.

Tuttavia, talvolta, questi fili si spezzano o si tendono in modo squilibrato, fino a far smarrire e accade quando, senza rendercene pienamente conto, si inizia ad annullarsi per l'altro (o per una propria paura di perderlo).

Cosa significa annullarsi? significa mettere tra parentesi i bisogni, i confini e la propria individualità ed è una dinamica che si sviluppa silenziosamente, senza grandi segnali esteriori producendo effetti profondi e un lento svuotamento del sé.

E' proprio di questo che si nutre la dipendenza affettiva malsana, di una relazione sbilanciata in cui uno dà, l’altro prende e l’identità di chi dà si scolora progressivamente fino a diventare trasparente. È il preludio di legami che possiamo definire tossici, non tanto per l’intensità dei sentimenti, quanto per la disfunzionalità degli scambi emotivi.



SACRIFICIO VS IMPEGNO

Spesso si confonde il sacrificio con l'impegno ed è questo che porta a vivere con fatica una relazione di coppia (o la sua idea).

Una coppia richiede impegno, cioè la capacità di mettersi in gioco e in discussione per portare avanti la relazione in una direzione che sia più possibile condivisa. Tuttavia, questo viene confuso con il sacrificio che ha alla base l'annullamento di valori che sono importanti per il proprio sè.

Ad esempio, impegno è pensare "questa cosa non mi viene automatica farla, so che fa piacere al mio partner, per cui mi rendo disponibile a farla"; sacrificio è "questa cosa per me è irrinunciabile, però se il mio partner non vuole ne farò a meno".

Una relazione matura si costruisce sul confronto, sulla reciprocità, sulla negoziazione dei bisogni. Quando questi aspetti mancano, ci si ritrova a cedere, a scendere a compromessi con se stessi (e non con l'altro) che assomigliano più a rinunce che a scelte condivise.

Un'immagine utile, in terapia, è quella del campo da coltivare insieme: ciò che cresce – che siano fiori o erbacce – è responsabilità di entrambi.

Non esiste uno solo che semina mentre l’altro raccoglie. La qualità del terreno relazionale dipende dalla cura reciproca, dalla capacità di entrambi di investire, ascoltare, sostenere.

RELAZIONE E ATTACCAMENTO

Chi si annulla per amore, spesso, non ha scelto consapevolmente di farlo. Sono schemi appresi, interiorizzati, sedimentati nelle esperienze relazionali precoci. Nelle famiglie disfunzionali, molti bambini imparano presto a sentire i bisogni degli altri più che i propri. È un adattamento: sintonizzarsi con l’altro per essere visti, per evitare il rifiuto o il conflitto, per sentirsi al sicuro.

Crescendo, questo pattern può trasformarsi in una forma di iper-adattamento relazionale: si diventa abili nel leggere l’altro, ma ciechi rispetto a se stessi. E così, nella relazione, si finisce per vivere attraverso il partner, invece che insieme al partner.

Di fondo a questo schema si è strutturata una profonda paura dell’abbandono ed è proprio questo timore che guida comportamenti che portano a perdere sé stessi – e talvolta, anche la relazione.

Si finisce per modificare ogni sfumatura del proprio essere pur di restare accanto all’altro: cambiare gusti, rinunciare agli amici, mascherare emozioni, spegnere parti di sé, insomma, ci si snatura.

Questi meccanismi non sono scelte razionali, ma automatismi difensivi. Sono azioni mosse dall'abitudine e da ciò che è stato appreso (anche implicitamente), da quella parte del proprio sé che ha imparato che per non essere lasciati bisogna non disturbare, non contraddire, non essere troppo.


I SEGNALI DELL'ANNULLAMENTO RELAZIONALE

Nel lavoro clinico di questi anni ho notato una ricorrenza di tipologie di schemi comportamentali, emotivi e di parole che fanno presagire una forma psicologica di annullamento relazionale:

  1. L'autosvalutazione costante. Ciò che fai ti sembra banale "niente di che", anche i successi personali raggiunti e quello che pensi lo metti frequentemente in dubbio, soprattutto se il partner non lo condivide. Inoltre, di fronte a dinamiche di rabbia del/la partner rimani in silenzio e ti senti in colpa pensando "forse ho esagerato, avrei potuto fare diversamente".

  2. Prima l'altro, poi tu. Nella relazione decidi di dare meno tempo e spazio a passioni, amicizie e valori. Prendi gli interessi del partner e ti adatti per per essere approvatə. Pensando alle cose importanti per te preferisci metterle da parte perchè il tempo con l'altra persona ti sembra più importante. In tutto questo tempo, perdi il contatto con la tua natura, autenticità e i tuoi bisogni che prima o poi, ti verranno a chiedere il conto.

  3. Eviti i conflitti e li temi. Preferisci la quiete apparente alle discussioni, anche quando c’è qualcosa che non va, perchè alla fine di tutto, arrivi a pensare che probabilmente sei tu che ti sbagli e pretendi troppo. Sotto questa calma apparente però dentro di te si accumulano frustrazione, solitudine e rabbia verso te stessə e la situazione.

  4. Il tuo umore dipende dall'andamento della relazione. In tutte le relazioni c'è una forma di dipendenza, che è funzionale alla strutturazione della relazione e del legame. Noi nasciamo nella dipendenza dei e con i nostri genitori e questo, non è un problema. Il punto è che in una situazione in cui il tuo umore cambia a seconda di quello dell'altro e ti condiziona la giornata e questo alimenta il senso di dispersione e con-fusione di te.


AMORE E' IMPEGNO E INCONTRO DI TE, DELL' ALTRO E DI TE CON L'ALTRO

L’amore, quello sano, è un luogo in cui si cresce.

Non è fusione ma dialogo tra due identità diverse e che possono incontrarsi e integrarsi.

Amore non è sopportazione ma scelta quotidiana di esserci, restando sé stessi.

Amare non significa completarsi a vicenda, ma riconoscersi come interi e scegliersi nonostante.

Amare non è egoismo e individualismo ma costruire e proteggere i confini personali e di coppia.

Amare è cura di sé e rispetto per la propria storia, per il proprio sentire, per le proprie esigenze, incontrando quelle dell'altro.

Amare vuol dire che puoi stare con qualcuno senza perderti ma anche trovandoti e trovando l'altro.

Se sai abitare te stesso può abitare una relazione in modo autentico.

Se vuoi essere felice devi saper stare nella tristezza. Se vuoi sentirti pieno devi imparare a stare nel vuoto. Non siamo fatti per bastare a noi stessi, ma possiamo sentirci abbastanza per noi stessi e viverci nella relazione con l'altro.

E se oggi ti rendi conto di esserti annullatə, non fartene una colpa, ognuno ama come ha imparato ad amare e a sentirti amatə, ma ricorda che sei in tempo per tornare o costruire casa: casa, in questo caso, sei tu.


Dott.ssa Anna Antinoro

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