"Adesso mi passa eh"
"Scusa (Con la voce strozzata)"
"Ora Mi riprendo"
"Ecco, oggi non avrei voluto piangere"
Queste sono solo alcune delle frasi che mi è capitato di sentire nei miei anni di esperienza come terapeuta finora, nel momento in cui una persona ad un certo punto si commuove.
Queste frasi mi fanno riflettere su quanto spesso si veda il pianto come un problema e per questo motivo ho deciso di scrivere quanto invece sia importante e quante funzioni preziose abbiano le lacrime.
PERCHE' SI PIANGE?
Partiamo con una spiegazione.
William Frey, biochimico dell’Università del Minnesota, afferma che il pianto aiuta ad espellere le sostanze prodotte nella tensione emotiva.
Esistono due tipologie di lacrime:
1. Quelle generate in presenza di corpi estranei nell’occhio o per irritazioni/ allergie che aiutano ad espellere la sostanza dannosa;
2. Quelle che nascono dal pianto emotivo, ricche di corticotropina e prolattina (ormoni che aumentano in stato di stress) e di manganese (presente in alte concentrazioni in chi soffre di depressione).
Alcuni studi hanno affermato che l’88,8% delle persone si sente meglio dopo aver manifestato un pianto liberatorio. I BENEFICI DEL PIANTO
Al di là della possibilità di sfogo, piangere sembra avere effetti benefici sul piano emotivo ma anche fisico.
Vediamo quali sono gli effetti:
Antidolorifico e calmante: Le lacrime sono un analgesico naturale che rilasciano un neurotrasmettitore chiamato leu-enkephalin che funziona come se fosse un antidolorifico. Uno studio del 2014 ha scoperto che il pianto può avere un effetto diretto e auto-calmante sulle persone. Lo studio ha spiegato come il pianto attiva il sistema nervoso parasimpatico, nell'aiutare le persone a rilassarsi attraverso il rilascio di endorfine ed ossitocina.
Stimola le relazioni: piangere, da bambini ha la funzione di richiamare l’attenzione dell'adulto. L'obiettivo è far si che si attivi in suo soccorso per ricevere le cure necessarie e funzionali al proprio bisogno. Da adulti, le cose non cambiano molto. Quando si piange, si sente il forte bisogno di parlarne con qualcuno. Le persone che stanno intorno cominciano ad avere uno sguardo diverso. Compassionevole, attento, ci si avvicina (a me personalmente ad esempio capita di sentire il desiderio di mettermi accanto alla persona che ho in studio in quel momento per condividere un pò di quel malessere insieme), si cerca un contatto, ecc. Può capitare anche che qualcuno provi malessere a vedere la sofferenza di qualcuno e quindi si allontani. Questa reazione dipende dalla personale storia di vita. Piangere ad ogni modo attiva reazioni negli altri, e questo parla di una funzione sociale importante "l'essere visti e accuditi";
Migliora l'umore: come detto nel primo punto, il rilascio di alcune sostanze stimola il buon umore prendendo il nome di sostanze chimiche del benessere;
Allevia lo stress
Migliora la qualità del sonno: il rilascio dello stress alimenta lo stato di rilassamento. Questo è il motivo per cui dopo un pianto ci si sente particolarmente stanchi e si percepisce il bisogno di dormire;
Elimina le sostanze tossiche: le lacrime hanno al loro interno il lisozima, una sostanza che aiuta ad uccidere batteri mantenendo la pulizia dell'occhio.
Insomma, i benefici sono davvero moltissimi delle lacrime e del pianto.
Ma allora perchè si fa fatica a piangere?
Perché esiste ancora il pregiudizio legato al fatto che piangere fomenti uno stato depressivo (ne ho anche parlato qui).
Questa idea alimenta la paura della propria emotività e per evitarla, ci si impone di contenerla.
Siamo ancora oggi figli di generazioni passate in cui veniva detto che piangere era segno di debolezza per cui sono ancora presenti delle generazioni in cui si è stati cresciuti con questo mantra.
In realtà il pianto inespresso, rischia di trasformarsi in repressione e frustrazione. I sintomi tipici di questo sono il senso di pesantezza, fatica, apatia, svogliatezza.
Se ti senti spento/a e affaticato/a probabilmente è perché stai tenendo a bada qualche emozione.
Piangere può diventare un problema quando:
- avviene molto frequentemente al punto da bloccare le attività in corso
- diventa travolgente e irruente nel presentarsi
- ci si sente in colpa dopo averlo fatto
- ci si sente senza speranza e impotenti
- si attiva nel bel mezzo della notte per più settimane, al punto da impedirti di dormire
- ci si sente irritabili e/o irrequieti
- si attivano pensieri suicidari o atteggiamenti autolesionistici
- si trasforma in un ansia persistente
Se ti riconosci in uno o più di questi sintomi o conosci qualcuno che ne è afflitto, chiedi aiuto ad uno specialista.
Per quanto riguarda la conoscenza e la gestione delle emozioni, ti ricordo che sta per iniziare il percorso "L'ABC delle emozioni" (iscrizioni entro e non oltre il 30 aprile).
Per informazioni e iscrizioni puoi compilare il form.
Dott.ssa Anna Antinoro
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