A nessuno piace provare il dolore, fisiologicamente non siamo fatti per provarlo o cercarlo, sia a livello fisico che emotivo eppure, ne possiamo essere coinvolti e travolti in vari momenti della vita.
Il dolore è quella sensazione spiacevole da cui vogliamo liberarci prima possibile per poter ritrovare il nostro equilibrio e stare di nuovo in una condizione di benessere.
Tuttavia, il dolore è parte integrante della nostra individualità e del nostro sentire. Se ci pensi senza i momenti spiacevoli non esisterebbero probabilmente nemmeno quelli piacevoli. E' dopo momenti di profonda sofferenza che si impara a godere di quelli di piacere e piacevolezza.
Nell'articolo di oggi, seppur possa sembrarti paradossale, voglio parlarti dei benefici che il dolore può darti, se sai come accoglierlo e non fartene travolgere.

A COSA SERVE SOFFRIRE?
Ci sono vari tipi di dolori, acuti, temporanei, fisici, emotivi, persistenti, localizzati, generalizzati, ecc.
Che sia di vario tipo o grado, il dolore ha una specifica funzione, quella di proteggerci e tutelarci.
Partiamo dai sintomi fisici, la febbre, i dolori di un certo tipo. Sono tutti input che partono dal sistema nervoso e che originano da ogni parte del corpo fino a raggiungere il cervello per segnalare che qualcosa non va.
Pensaci... quando vai dal medico? quando vai dallo psicologo? quando stai bene? o quando provi qualche sintomo che ti preoccupa e ti allerta?
Immagino tu abbia risposto la seconda (anche se fare dei check up nel benessere può essere una buona cosa). Questa è quindi la prima funzione fondamentale, la protezione dal dolore e l'invito ad agire e a fare qualcosa.
Dove ti fa male è il punto da curare.
Anche il nostro corpo nel momento in cui sente dolore, in qualche modo, sta intervenendo affinché si possa fare qualcosa. La febbre è un segnale di lotta, il dolore è un segnale di limite, lì dove ti fa male, ti devi fermare.
Oggi invece si ha la tendenza a coprire la sofferenza. Stai male? ecco la pastiglia che te lo fa passare (ci mancherebbe, io sono pro-farmaci quando necessario) ma la domanda è , stai curando il sintomo o il problema?
Se quando smetti di prendere una determinata cosa hai ancora il sintomo (qualsiasi esso sia) probabilmente, hai coperto il problema curandoti del sintomo.
Il tuo compito è trovare il problema e prendertene cura e il dolore, è lì per ricordatelo.
Il dolore emotivo funziona in modo molto simile al corpo, da una parte ci avvisa che qualcosa ci sta facendo male, dall'altra ci invita alla protezione e alla cura.
Ognuno di noi poi si protegge come sa e ha imparato, l'importante è riconoscerlo.
Voglio però dirti una cosa, proteggerti non vuol dire difenderti, sono due cose profondamente diverse.
Se ti difendi, è perchè ti senti in pericolo e allora vuoi fare qualcosa per limitare il rischio che qualcosa accada di spiacevole e questo tipo di intervento consuma stress.
La protezione invece è un segnale di cura che ognuno di noi agisce verso di sé per cercare di avere a cuore ciò che è importante per noi: emozioni, bisogni, pensieri, ecc. A livello energetico, proteggersi ha un impatto propositivo verso di sé e consuma meno energia.
L'UTILITA' DELLA SOFFERENZA
Quando si sta male tutto diventa buio, vuoto e profondamente triste. Fa parte del processo fisiologico di elaborazione ma voglio che tu tenga a mente che, nonostante tutto, quel momento può diventare un'ottima occasione di apprendimento.
Nella sofferenza si può imparare a ridimensionare.
Hai mai fatto caso che quando stai bene, tendi a preoccuparti comunque di qualcosa? i figli che non fanno i compiti, il lavoro che non ti piace, la casa da sistemare, ecc. Ci sono sempre dei validi motivi per lamentarsi.
Tuttavia, nel momento in cui arrivano le sofferenze più profonde (la morte di qualcuno di caro, un rischio vita, la perdita del lavoro e altre) tutto quello che prima sembrava insormontabile, passa automaticamente in secondo o terzo piano. Casualità? No, sopravvivenza.
Il dolore mette le cose al loro posto, senza che strabordino o invadano ciò che non ha senso di essere.
La mente è abituata a risolvere i problemi, altrimenti si annoia, vuoi mica? ma grazie alla sofferenza imparerai a distinguere ciò che ha senso abbia attenzione e cosa no.
Nel dolore, selezioni non solo le informazioni a cui dar spazio ma anche le persone.
Non tutti possono e sanno stare in contatto con il dolore dell'altro, è un aspetto faticoso ed è giusto che ognuno faccia ciò che sente come lo sente possibile. Non si tratta solo di una presenza fisica o emotiva di per sè che è di libero arbitrio di ogni soggettività. In quei momenti però comprendi chi ha cura del tuo dolore e chi no. Chi lo rispetta, chi gli da spazio, chi lo accoglie.
Nella sofferenza non sono le soluzioni ad essere cercate, perchè di fondo non ce ne sono, ma vicinanza e calore.
Cosa succede quindi? che incontri persone a cui non avevi mai fatto caso che sono buone per te, che ce ne sono altre che invece non facevano al caso tuo e così via.
Il dolore permette di fare selezione, permette di scoprire l'intimità relazionale e a incontrare altre sensibilità.
In ultimo, non voglio dire che il dolore ti fortifica, perchè non è sempre così, ma il dolore ti fa scoprire e ti fa crescere.
Il dolore ti porta a vivere in una realtà della vita che esiste e che la mente non vuole vedere ma c'è.
Ed è proprio nei momenti di maggiore limite che scopri la tua parte più profonda, quella resiliente e che sopravvive ed è sopravvissuta a situazioni incontrollabili ed ostiche.
Quando esci da una situazione di sofferenza ti senti più solido e strutturato, seppur all'inizio possa sentirti in una sensazione di spossatezza e di stordimento.
CONCLUSIONE
Ogni dolore è a sé. Non esiste un dolore più facile dell'altro ma ne può esistere uno più profondo.
Anche se ti sembrerà tutto faticoso e "troppo" non dimenticare che anche quello che sembra inutile in realtà non lo è, altrimenti non ci sarebbe.
Nelle prime cadute ci siamo sbucciati le ginocchia o abbiamo preso una brutta botta ma questo non ci ha impedito di smettere di camminare.
Ricorda però che quando uscirai dalla tua sofferenza non sarai più la stessa persona che ne è entrata e tutto sommato, va bene così.
Dott.ssa Anna Antinoro
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