A differenza di qualche decennio fa, oggi i bambini ricevono già da piccolissimi molti stimoli. L’effetto di questa eccessiva stimolazione porta i bambini a gestire con difficoltà la noia, fonte del pensiero creativo, e ad essere sempre distratti da qualcosa.
Pensando al concetto di connessione, metaforicamente il bambino è "connesso" alla mamma già in gravidanza, attraverso il cordone ombelicale.
Dalla nascita avrà la necessità di essere “connesso” a qualcuno che gli stia accanto e che sia in grado di accogliere e soddisfare i suoi bisogni.
Con la crescita, la necessità di fare esperienze aumenta e con essa, il bisogno di espandere la “mappa” relazionale.
Nell'epoca digitale il concetto di relazione e di comunicazione sono indubbiamente cambiati.
Oggi è difficile vedere adolescenti che si chiamano al telefono. Ora prevalgono i gruppi di Whatsapp e l'uso dei messaggi audio.
Se in adolescenza la tecnologia funge da collante e da occasione sociale, per un bambino sotto i sei anni, la tecnologia rischia di portare all'isolamento e alla disconnessione relazionale.
Daniel Siegel dice che una relazione e una comunicazione necessitano del contatto oculare, della condivisione dell’espressioni facciali, della voce, della postura e della gestualità.
La tecnologia limita e riduce questi aspetti.
Si deve considerare quindi la tecnologia dannosa?
No a patto che, gli si dia un limite e un senso nell'utilizzo.
Dare la tecnologia (tablet, tv, smartphone, ecc) ai bambini come sostitutivo alla noia o per distrarlo da una frustrazione, può diventare nel tempo un modo automatico per loro di agire.
Molti studi documentano un rapporto diretto tra la durata dell’esposizione agli schermi e le conseguenze sull’attenzione di bambini e ragazzi. Un bambino piccolo che fruisce di un’ora di TV al giorno, è a rischio di sviluppare deficit di attenzione due volte superiore a chi non la guarda (A. Oliverio, Nativi digitali. Non lasciamoli soli con i media, Vita e Pensiero, 2/2014).
Da non sottovalutare inoltre il meccanismo di modellamento che i bambini agiscono soprattutto prima dei 3 anni. Più tempo gli adulti passano davanti al display, più i bambini tenderanno a fare la stessa cosa.
Oramai la tecnologia è parte integrante della quotidianità e la cosa importante è che ci sia un adulto responsabile del tempo e della modalità con cui il bambino la utilizza.
Si può trasformare la tecnologia in un’opportunità relazionale, in che modo?
Quando i vostri bimbi sono assorti sui loro display, sedetevi accanto a loro e guardate qualche minuto insieme a loro. Notate cosa gli piace ed entrate nel loro mondo per condividerlo ma non giudicarlo. Non capirete sempre cosa li attira tanto ma quella, sarà comunque un'occasione di relazione e presenza che nel tempo, ricorderanno.
Dott.ssa Anna Antinoro
Psicologia e Psicoterapeuta
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