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La "Dieta paradossale": cos'è e per cosa si usa.

“Se vuoi imparare a raddrizzare qualcosa, prima studia tutti i modi possibili per storcerla”


Se per lavorare sulla tua alimentazione ti prescrivessero di mangiare tutto quello che vuoi? che effetto ti farebbe?


Questa tecnica esiste (ed è più complessa di così) e prende il nome di "dieta paradossale", messa a punto da Giorgio Nardone, uno dei pionieri della Terapia Breve Strategica.


Si basa su una logica "non ordinaria" attraverso cui, con una prescrizione opposta rispetto all'obiettivo da raggiungere, è possibile imparare a gestire il proprio rapporto con il cibo.

Perchè le diete non funzionano?

Perchè fomentano il controllo in modo rigido e a tratti, ossessivo.

Più si fanno le cose sotto "controllo" più si alimenta il timore di perderlo e questo, mandano psiche e corpo in un forte stato di stress che prima o poi, porta a mollare tutto e a ricadere nel fallimento (e ogni volta è come cadere da un piano molto più alto di quello precedente).


Più quindi si alimenta il pensiero del cibo come "proibito" maggiore sarà la voglia di trasgredire e di "cedere" alla tentazione, fomentando poi il discontrollo smisurato oppure, l'eccessiva ristrettezza (portando quindi al problema opposto).


Immagina che nel momento in cui inizi una dieta ti si accenda a pop up una sorta di Genitore interno controllante che, con il dito puntato addosso, ti dica cose tipo "mi raccomando, oggi segui attentamente la dieta" / "Guai a te se sgarri" / "dai ieri sei stata brava, puoi farlo anche oggi" (questo è fetente, perchè è apparentemente affettivo ma in realtà è comunque molto controllante e pronto a giudicarti anche in modo negativo non appena fai qualcosa che non aveva previsto) / ecc...


La dieta paradossale lavora con persone che faticano a perdere peso, dando la possibilità di concedersi "SOLO" ciò che più piace ma all'interno dei tre pasti principali: colazione, pranzo e cena.


Il cibo quindi non viene scelto sul criterio della funzionalità ma, sulla base del desiderio, per far si che il bisogno venga assecondato all'interno di una struttura definita e che venga quindi soddisfatto con consapevolezza e non con l'idea di trasgredire.


Insomma, sono tante le possibilità per lavorare su di sè e sulla gestione alimentare, l'importante è avere sempre chiara la direzione da seguire e soprattutto, dare un senso a quello che si fa.


NB: come tutte le cose, non tutte le prescrizioni sono funzionali per tutte le situazioni. Sono tecniche specifiche che vanno fatte con un senso e con una guida terapeutica che monitori l'andamento della situazione quindi, non è da fare a casa tra sè e sè perchè poi, i conti con il senso di colpa (altro elemento deleterio nel sabotaggio alimentare) saranno alti.

Fatelo SOLO sotto la guida di una persona che vi accompagni in un percorso strutturato e definito.



Dott.ssa Anna Antinoro

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