Il senso di colpa è davvero così inutile?
- Dott.ssa Antinoro Anna
- 20 giu
- Tempo di lettura: 4 min
Il senso di colpa è quella parte rigida e difesa di te, che ha imparato a darti ordini e importi determinati comportamenti, con l'obiettivo di poter essere attento e cauto prima di agire di fronte a determinate situazioni.
La modalità con cui si presenta infastidisce, punge, tormenta e ti tiene sveglio di notte, bloccato apparentemente nel presente e ancorato al passato.
Compagna del senso di colpa c'è lei, l’ansia, perché il senso di colpa non cammina mai da solo.
Si accompagna all’agitazione, al dubbio, al rimuginio. È come una domanda che non trova risposta, che gira in tondo senza mai fermarsi.
Eppure, il senso di colpa ha un significato, un senso e soprattutto, una storia.
E se imparassi a vederlo come una voce da ascoltare, e non solo da zittire?

LA DANZA TRA SENSO DI COLPA E ANSIA
Immagina di aver detto qualcosa che non avresti voluto dire e che questa scena ti si ripropone in testa cento volte.
E allora dentro di te cominci a farti tante domande del tipo “Perché l’ho fatto?”, "Avrei potuto fare..." , "chissà cosa penserà di me..", ecc..
Ed è proprio in quel momento che il senso di colpa in modalità inquisitoria alimenta l’ansia per la paura di aver compromesso qualcosa, il timore del giudizio o l’idea che non potrai rimediare (il catastrofismo).
Il senso di colpa apre la porta, l’ansia entra e prende il comando ma se osservi bene questo processo ti renderai conto che il senso di colpa non nasce per distruggerti ma funziona da bussola morale.
I TIPI DI SENSO DI COLPA
Ti voglio però dire che non tutti i sensi di colpa sono uguali o per lo meno, non si manifestano allo stesso modo seppur la loro funzione sia simile.
Esiste un senso di colpa funzionale, che avvisa quando hai agito in disaccordo con ciò che per te è importante. E' un alert che ti dice "guarda che questa cosa non ti fa star bene, non ti appartiene" e questo processo prende il nome di senso di protezione.
Esiste poi un senso di colpa distruttivo, alimentato da aspettative irrealistiche, dal bisogno di essere perfetto, dal timore di deludere e di perdere la relazione. Questo senso di colpa vuole impedirti di perdere qualcosa che valuta come fondamentale per te, il problema è che lo fa mettendo in discussione il tuo essere e il tuo senso di appartenenza e adeguatezza. Questo processo prende il nome di difesa.
Il primo è una guida protettiva, il secondo è una strategia (intrappolante) difensiva.
Esiste una profonda differenza tra senso di protezione e di difesa.
Il primo nasce da un bisogno di farsi bene, sintomo di amor proprio e di cura di sè, mentre il secondo nasce da un bisogno di tutelarsi da qualcosa che la mente legge come pericoloso e alimenta gli automatismi presenti appresi nel periodo dell'infanzia con l'obiettivo di sopravvivere.
Il problema è che il timore del malessere porta a disconnettersi da sè e a non ascoltarsi, si cerca di scappare da qualcosa di immaginato di pericoloso nel proprio io ignorando, giustificando o rimuovendo il proprio sentire.
Ti voglio però dire una cosa.
Puoi anche evitare il malessere ma è proprio in quel momento che arriverà il senso di colpa a metterti in discussione e sai perchè? perchè grazie a lui il tuo sguardo tornerà su ciò che non ti fa sentire bene in modo da ricentrarti su di te e permetterti di fare scelte diverse.
Cosa succede quindi se non gli dai spazio? Comincerà a travestirsi da apatia, stanchezza cronica e irritabilità.
E' POSSIBILE FAR PACE CON IL SENSO DI COLPA?
Certamente! ma la condizione indispensabile è l'ascolto, perchè se non gli permetti di avere lo spazio per dirti la sua, alzerà la voce diventando ingombrante e invasivo.
Se vuoi farci "amicizia" è importante poterlo integrare dentro di te, come? immagina di sederti accanto a lui e farti raccontare il motivo per cui è lì.
L'obiettivo non è dargli ragione a tutti i costi, ma ascoltare cosa dice e il motivo per cui le dice.
E' lì per ricordare un confine che abbiamo superato? per segnalarci qualcosa che potremo fare di diverso e che è stata rischiosa? ci vuole aiutare a crescere?
O ci vuole far vedere un bisogno nostro che abbiamo ignorato per troppo tempo? O ancora, ci mostra una fragilità da curare, non da nascondere?
Chi lo sa, posso dirti che il senso di colpa ha senso, un suo senso, perché ci parla di noi e di chi vogliamo essere e di chi stiamo cercando di diventare.
Accoglierlo non significa indulgere nell’autopunizione, ma trasformarlo in consapevolezza.
OGNI PARTE DI TE HA SENSO DI ESSERE
Viviamo in una cultura che ci invita a scrollarci di dosso le emozioni “negative”, come se il benessere fosse assenza di malessere ma la realtà è più complessa, più umana.
Il senso di colpa, come l’ansia, ci chiede di fermarci, non per immobilizzarci ma per prenderci il tempo di curare una parte di noi che è rimasta indietro e che ha bisogno di ascolto, non di giudizio.
Quando iniziamo a vedere queste emozioni come messaggeri, cambia tutto. Non sono più nemici da combattere, ma alleati imperfetti e scomodi probabilmente ma preziosi.
Cosa accadrebbe se smettessimo di combattere ogni emozione che ci mette a disagio? Se imparassimo a dire: “Ok, mi sento in colpa. Cosa posso imparare da questo?” Forse, scopriremmo che dentro quella voce ci sono risorse inaspettate: empatia, capacità di riparare, desiderio di crescere.
E allora sì, potremmo cominciare a fare pace con il senso di colpa, con l’ansia e, piano piano, anche con noi stessi.
Dott.ssa Anna Antinoro
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